Prot. n° 003/2010/ aiea Sardegna

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Alghero, lunedì 8 febbraio 2010

 

 

 

Oggetto: Perchè L'AIEA Sardegna è contraria alla legge Salva Ammiragli.

 

 

 

Carissimi, alcuni giorni fa un signore, anch’esso ex esposto all’amianto, facendo seguito al Comunicato Stampa "Mentre gli ammiragli si salvano con le ciambelle ...l’equipaggio annega" mi ha chiesto a che titolo si chiamino in causa gli ammiragli, dandomi così l’occasione di spiegare perchè l’Aiea Sardegna è contraria alla legge salva ammiragli.

Qui di seguito la mia risposta, più sotto la lettera da cui origina.

Gentile,

Rispondo volentieri ai suoi quesiti, che credo di non sbagliare se sintetizzo nei seguenti: Cosa c’entrano gli ammiragli in tutto questo? perchè prendersela con loro?

L’obiettivo , semmai, Lei dice, è il ministero della difesa e l’inail e in generale chi non ha fatto il proprio dovere!

Sono d’accordo. Bisogna chiamare in causa chi non ha fatto il proprio Dovere.

Due premesse

La prima: L’inail è certamente responsabile di moltissime arroganti negazioni perpretate a danno dei lavoratori e di abuso dello strapotere che con degli escamotage ha nel tempo acquisito. Ma in questo caso particolare non c’entra niente.

Rimangono, Il ministero della difesa e gli ammiragli.

la seconda: Sono stato anch’io, per 21 anni, sottufficiale della nostra Marina Militare, tecnico delle armi responsabile dei cannoni da 127/54.

Ho navigato per 14 anni, attivamente e fattivamente e con vera passione per il mare, la Marina Militare e la sua Gente, su navi di squadra della Nostra Marina Militare e ho navigato per altri periodi su navi e barche a vela sia della Marina che di armatori civili.

Dell’amianto e delle sue conseguenze sull’organismo dell’uomo ne ho “sentito parlare” a partire dagli ultimi mesi del “99.

Dico non a caso “sentito parlare”, perchè prima non se ne parlava, non si sapeva. E dopo, dal “99, tiepidamente. Anch’io, cosi come un’estrema moltitudine di miei colleghi anche motoristi e meccanici come Lei, prima, non sapevo cosa fosse davvero, l’amianto.

Ignoranza? Si. ma di quale tipo?

Io credo che questa sia l’identica Inconsapevolezza indotta dalla mancata Informazione-Formazione dei lavoratori, che Lei stesso dice di aver vissuto, prima in Marina , poi all’ENI di Ravenna e poi ancora alla SIR di Porto Torres, proprio quando afferma di aver avuto notizia, una volta in pensione, di una legge che permetteva a chi aveva vissuto e lavorato in ambienti saturi di amianto di accedere con qualche anno di anticipo alla pensione. (anche questa un’informazione parziale)

Lei è stato sottufficiale macchinista, ricorderà quindi la moltitudine di tubi per fluidi caldi e freddi e per l’acqua di lavanda, apparecchiature di macchina e dei ponti, paratie, portelloni, pavimenti ecc che solo ora sappiamo ricoperti di amianto o contenenti questo materiale. Oppure quando eseguivamo le normali o straordinarie manutenzioni e riparazioni in emergenza sulle apparecchiature contenenti questo subdolo materiale cancerogeno, e poi quando, con gli stessi abiti facevamo la fila per la mensa guardie o generale, o facevamo due chiacchiere appoggiati ai tubi con il coibente che si usurava anche per questo. O ancora, quando appendevamo alle catene delle brande degli affollatissimi alloggi equipaggio e sgt le nostre camice e pantaloni in tela di jeans e tute- non sempre candidissime- oppure sui tubi che passavano ai lati o sopra le nostre teste, anche quelli coibentati e poi... di nuovo al lavoro. Ricorderà anche la moltitudine di umanità che viveva e lavorava sodo, di giorno e di notte a qualsiasi ora e in qualsiasi condizione metereologica. Ricorderà che noi, anche Lei, vivevamo, in un ambiente chiuso e altamente instabile, quale è la nave. Una casa lavoro, con una elevatissima attività umana, piena zeppa di proiettili invisibili, equamente distribuiti da un impianto di condizionamento a circuito chiuso.

Senza informazioni ne protezioni, ne individuali ne collettive.

Lei mi ricorda che questi erano gli stardard di costruzione “dell’epoca”, e suggerisce tra le righe, che questo era per l’”epoca” il miglior materiale per insonorizzare, proteggere dal calore e salvare le vite umane dagli incendi.

Non è esattamente così. In Svezia già dal 1958 si ricercavano materiali sostitutivi dell’amianto e già dal 1971 a bordo delle navi costruite in quei cantieri era proibito l’uso dell’amianto.

(Pagg.139-140 http://www.ispesl.it/renam/download/Pagine_1_340_secondo_rapp_interno.pdf   )

Dunque, questi standard Italiani sono frutto di precise scelte tecniche( e politiche) di navalcostarmi e di maristat. Scelte consolidate fino a tutto il 1990 ( http://notes9.senato.it/W3/Lavori.nsf/0/6E3C4DB554DE32084125688F00311D29?OpenDocument   ) . Qualcuno dice anche qualche anno in più.

Questo tipo di scelte comportano dei pro e dei contro:

I Pro li abbiamo detti e i contro? I contro sono i morti e i malati ad orologeria.

Si, l’amianto uccide. E lo fa con un tempo di latenza molto ampio a seconda del tipo di patologia. Lo fa ad orologeria e questa, da molto tempo, non è un novità.

Infatti è già dai primi anni del secolo scorso che si conosce la tremenda pericolosità di questa fibra, lo testimoniano i Regi Decreti sulle lavorazioni insalubri del 1934 e del 1936, il RD del 1943 che in pieno secondo conflitto mondiale e in pieno regime fascista riconosce l’asbestosi come malattia professionale e poi il D.P.R. n 1124 del 1965 “Testo unico sulla sicurezza sul lavoro”, nel quale è reso esplicito il rischio di asbestosi derivante dall’esposizione all’amianto, con conseguente obbligo, per le aziende, di una maggiorazione del premio (contributi) assicurativo (INAIL). Chissà perchè non anche per i Soldati e, come lamenta Lei, anche negli altri impianti industriali dove se ne faceva uso, La Marina Militare (il ministero della Difesa -ovvero, Lo Stato-) come la SIR di Porto Torres. Due storie diverse ma entranbi Inadempienti.

Intanto, nel 1960 la comunità scientifica, unitamente alla comunità politica e sociale ha preso coscienza del potente e devastante effetto cancerogeno dell’amianto sull’uomo e nel 1977 lo IARC, si è autorevolmente espresso e avvertito il MONDO che tutte le fibre di Amianto commercializzato sono cancerogene, e che nessun livello di esposizione può essere considerato come sicuro. Questa affermazione è stata ri-confermata nel marzo 2009.

arriviamo alla risposta, con alcune domande e altro.

Lei crede possibile che gli ammiragli del Genio Navale e dello Stato Maggiore non sapessero di tutto questo? E gli ammiragli della Sanità Militare?

Mi chiedo, ancora, se non sono loro, i nostri comandanti:

1- Chi avrebbe dovuto dare l’ordine di informarci-formarci?

2- Chi avrebbe dovuto dare l’ordine di fornirci e istruirci all’uso dei dispositivi di protezione individuale e collettiva?

3- A chi spetta il compito di curare o dare indicazioni per curare, sotto ogni profilo, lo Strumento Militare?

4- Quale è il dovere di ogni Comandante?

5- Questo dovere si esaurisce “comandando” ovvero espletando il comando da semplice esecutore.

6- Tra i doveri del Comandante di una Nave, di una (o più) Forza Armata - lo Strumento Militare per la Sicurezza dello Stato e dei Cittadini- c’è anche quello di aver cura della salute psico-fisica del proprio equipaggio- anche per consolidarne la Motivazione-?

7- Il Comandante può essere propositivo?

8-è peregrina l’ipotesi che qualcuno abbia "messo nel conto" dei Pro e dei Contro, la perdita di "qualche vita umana" a fronte di una presunta maggiore sicurezza?

Le navi oggi operative, costruite con questi standard fino a quell’anno, il 1990, contengono ancora notevoli quantità di amianto - le bonifiche controllate e censite dalle Asl -ottenute/concesse non senza difficoltà solo e soltanto per la tutela della salute dei bonificatori civili-, sono iniziate dal 1995 - sulla qualità di queste per il momento non mi esprimo- e i marinai soldati a tutt’oggi, mentre muoiono e si ammalano a grappoli ogni anno, non sono considerati esposti all’amianto, non godono della sorveglianza sanitaria per gli esposti e gli ex esposti all’amianto né godono dei “Risarcimenti Previdenziali” riconosciuti alla gran parte (...) degli altri settori economici in cui era presente l’amianto come materia prima o secondaria.

Se l’ipotesi n.8 non è peregrina, Lo Stato, come risarcisce i suoi servitori?

Qualcuno sostiene che esiste l’istituto della causa di servizio.

La beffa prosegue anche su questo punto, nel momento in cui a chi manifesta patologie asbesto correlate e muore e alle famiglie di questi vengono negati i diritti connessi al riconoscimento della causa di servizio (PPO ed EI) perchè, questi, non conoscendo le norme che regolano le cause di servizio non sono “tempestivi” nel richiederne il riconoscimento. Ignari prima, calpestati dopo. ( sul valore aggiunto della Pensione Privilegiata Ordinaria e dell’Equo Indennizzo ci sarebbe molto altro da dire, ma qui mi fermo)

Ma non è finita, la Corte Costituzionale, con sentenza 323 del 2008, è intervenuta, per sanare l’articolo 169 del DPR 1092 del 1973 in quanto era incostituzionale nella parte in cui negava il riconoscimento della PPO per le patologie a lunga latenza che si manifestano oltre i detti cinque anni dalla cessazione dal servizio.

Sottolineo questo paradosso, perchè questo vuoto è stato colmato solo “grazie” al ricorso, contro il Ministero della Difesa, della famiglia di un nostro collega Marinaio Soldato che è deceduto a causa di Mesotelioma Maligno Pleurico in quanto si è vista respingere la richiesta di reversibilità della PPO per patologia, a lunga latenza, insorta oltre i cinque anni dal momento in cui è andato in congedo.

Questa volta era la malattia a non essere sincronizzata, "tempestiva", con la legge.

Prima, questa norma veniva puntualmente applicata.

Concludendo, Sappiamo bene che il fatto che un semplice marò e un ammiraglio abbiano navigato sugli stessi battelli o scafi e abbiano respirato e siano morti per la stessa polvere di amianto oppure siano morti entrambi durante lo stesso combattimento o per la stessa guerra è chissà quant’altro, non soddisfa tutto ciò che è richiesto dalla legge relativamente al loro stato -militare- e alla posizione che ognuno di loro occupa nella scala gerarchica.

Questa differenza è sancita dalle leggi speciali che regolano l’ordinamento militare e dalle leggi normali e i regolamenti interni ed è essenziale per definire ruoli e competenze, chi fa che cosa, quando lo fa, dove e come lo deve fare.

Questa differenza si vede anche dalla quantità degli emolumenti percepiti in servizio, in pensione e in ogni altra fattispecie a questi collegata ed è riconosciuta proprio in funzione di quella Famosa Responsabilità di Comando, Governo e Tutela dello Strumento Militare, inclusa l’umanità che ne fa parte.

è anche noto che tutte le leggi sono il frutto di istanze della collettività o di singoli perchè sensibili a un dato argomento.

Ad oggi, sulla scorta della mia limitata esperienza e di quanto detto, non mi risulta che i miei comandanti abbiano avuto a cuore le sorti di quella parte "sfortunata" dei Loro Equipaggi, proponendo e battendosi, tempestivamente, per migliorare gli standard di quell’"epoca" con nuovi standard costruttivi più salubri e mettemdo in guardia l’equipaggio dall’esistente, oppure se le perdite erano previste "nel conto dei contro", proponendo di migliorare gli spinosi percorsi sanitari e burocratici o, sempre sul tema, molto altro ancora, a cominciare dal riconoscimento dei caduti a causa dell’amianto come VITTIME DEL DOVERE oppure considerare i propri equipaggi Esposti all’Amianto, approntare protocolli sanitari per la Sorveglianza Sanitaria previsti dalla Legge per gli esposti e gli ex esposti all’amianto e in ultimo e non per ultimo, Risarcire in termini di Benefici Previdenziali i propri Uomni e le Donne esposte all’amianto a causa degli standard che Loro hanno scelto.

Se passa questo nuovo emendamento, che sembra suggerito dal Ministero della Difesa, i nostri Comandanti non saranno, ora per allora, responsabili della qualità della sicurezza del lavoro svolto a bordo dai Marinai Soldati che hanno sudato si con Loro ma alle Loro dipendenze.

Sembrano, per questo, finiti i tempi in cui il Comandante abbandonava la nave che affondava solo quando era certo che l’ultimo Uomo dell’equipaggio era stato tratto in salvo, accettando, infine, di subire anche un processo che accertasse le Responsabilità dei fatti.

Credo che anche questo rientri nei Doveri di chi ha o ha avuto l’onore e l’onere del Comando e ha tenuto in pugno, per anni, la vita della Gente di Mare che in Lui e a Lui ha creduto, ubbidito e, per le Sue scelte, è morto.

salute e buon vento,

AIEA Sardegna, il presidente

Salvatore Garau

A.I.E.A.

Associazione Italiana Esposti Amianto, Sardegna.

Garau Salvatore,

Via Azuni, 39

07041 Alghero (SS)

tel e fax 079 970103 -- cell. 347 5234072

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di seguito la lettera da cui origina la risposta sopra esposta:

Gentile sig. Garau chi le scrive, non solo negli anni ’50-60 (1950-60) è stato sottufficiale macchinista nelle navi di superficie della Marina militare Italiana ma ha proseguito la sua attività professionale nelle centrali termoelettriche industriali, prima nell’ENI (Ravenna) e poi della SIR (Portotorres) per cui quando, una volta in pensione, ha avuto notizia di quella legge relativa all’integrazione alla pensione dovuta ai lavoratori la cui attività lavorativa era stata esercitata in ambiente saturo di amianto si è attivato e ha chiesto alle amministrazioni presso le quali aveva prestato la sua opera la documentazione richiesta dalla legge medesima.

E qui ha avuto le sorprese: l’unica in grado di emettere la documentazione richiesta è stata l’ANIC di Ravenna in quanto né la Marina Militare né INAIL di Sassari ( la SIR essendo andata fallita non era in grado di far niente) sono state in grado di fare alcunché. Perché tiro in ballo l’INAIL di Sassari? La tiro in ballo perché a suo tempo non ha richiesto alla ditta in questione ( la SIR ), per incuria, per incompetenza o altro le posizioni lavorative per cui queste non erano in suo possesso. Almeno questo è stato detto. La documentazione presentata, corredata da auto certificazione per la parte mancante, e dall’estratto del Foglio Matricolare, non è stata ritenuta valida e quindi la domanda è stata rigettata. Entrando in Internet però ho avuto conto di quanto sia vasto in tutto il mondo occidentale (dal Canada alla Grecia passando per la Sardegna ) il movimento che si interessa dell’amianto e di quanto sia contorta la legislazione sia internazionale che italiana relativa sia delle previdenze che dei riconoscimenti dei diritti ad esse collegate. Addirittura la nostra INAIL fa esaminare le richieste e i ricorsi ad una sua emanazione che dovrebbe essere terza e non parte.

Alla luce di quanto sopra e memore dei giorni e notti di navigazione, negli anni ’50 sia su naviglio sottile che su incrociatori, sia su naviglio italiano (torpediniere varate nel 1916 o giu di li) che su naviglio americano dico che mi meraviglia che si sia tirati in giudizio degli ufficiali superiori della M.M. e mi chiedo a che titolo quando quegli erano gli standard costruttivi dell’epoca e quando tutti, loro compresi, respiravamo il polverino d’amianto smosso dai colpi di mare e non. Ritengo sia più giusto e logico in caso d’azione collettiva mettere in mezzo chi non ha fatto il suo dovere successivamente, dall’INAIL e al Ministero Difesa Marina e non a chi in tempi lontani erano in comando delle navi dell’epoca.

In quanto alla legge N° 51 del febbraio 1955, da me consultata non mi ha illuminato più di quanto abbia fatto la recente “interpretazione autentica della stessa legge “ di recente promulgazione da lei gentilmente fornita, per cui se volesse essere così gentile da farmi capire qualcosa gliene sarei grato.

Cordialità

 


Prot. n° 056 / 2013 afeva Sardegna onlus

Alghero, lunedì 4 novembre 2013

 

COMUNICATO STAMPA

Le Vittime dell'Amianto non festeggiano il 4 novembre

Scandalosa Esclusione dei dipendenti dello Stato dal riconoscimento dello status di Vittima del Dovere

 

Questa è l'indicazione data in questi giorni dalla Direzione per il personale civile della difesa (PERSOCIV) che, sentito il parere Ministero della Funzione Pubblica, intende non dare corso alle richieste di Equo Indennizzo, Pensione Privilegiata Ordinaria e di riconoscimento dello status di Vittima del Dovere nei confronti dei dipendenti dello Stato vittime dell'amianto, in cui la patologia si sia manifestata dopo l'entrata in vigore dell'art. 6 (28.12.2011) del decreto legge 201/2011 (Salva Italia ?), in quanto, da quella data, è stato abolito l'istituto dell'accertamento della dipendenza della infermità da causa di servizio per talune categorie di lavoratori e, a loro dire, in particolare, anche nei confronti del personale civile della Difesa.

 

E' bene ricordare a tutti che nel momento storico in cui Governo e Parlamento cercavano di salvare gli Ammiragli dal processo penale di Padova, cd “Marina 1”, il Capo dello Stato, con il messaggio del 31 marzo 2010 , rimandava alle camere la Legge recante "Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti...” chiedendone una nuova deliberazione. Il Presidente della Repubblica, in quella circostanza, condividendo la necessità di escludere la responsabilità penale attualmente prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008,...” dava indicazioni di “...prevedere, come già accade per altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori”.

 

Tale indicazione è stata autorevolmente convalidata dal Consiglio di Stato, che con parere reso il 4 maggio 2010 riconosceva che “con riguardo ai delicati problemi connessi all’insorgenza delle patologie, anche mortali, contratte in servizio e per causa di servizio da personale militare e civile della difesa a seguito di esposizione all’amianto” –e ad “....altre analoghe problematiche quali l’esposizione ad agenti biologici, chimici, cancerogeni, ecc.” il citato personale era equiparabile alle “vittime del dovere”.

 

Questa associazione di esposti, di familiari e di Vittime dell'Amianto, ritiene che questa del Consiglio di Stato sia l'interpretazione autentica da dare all'articolo 6 del DL 201/2011, in quanto il comparto della Difesa è escluso tutto dalla applicazione del citato articolo, senza alcuna distinzione tra militari e civili.

 

Qualora, in vece, l'interpretazione data da PERSOCIV e dal Ministero della Funzione Pubblica sia formalmente corretta, in forza del fatto che la nuova, ingiusta e più riduttiva, norma è successiva al citato parere del Consiglio di Stato, CHIEDIAMO con forza che sia fatto salvo l'istituto dell'accertamento della dipendenza delle infermità da Causa di Servizio nei procedimenti per il riconoscimento dello status di vittima del dovere, per il rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata ordinaria nei confronti di quanti a causa della mancanza di protezioni e di informazioni sono morti o si sono ammalati per conto dello Stato per aver inalato o ingerito schifezze come l'amianto e altri cancerogeni, così come si è espresso il Consiglio di Stato con il parere n. 02526/2010 del 4 maggio 2010.

 

A La Maddalena gli operai e i militari stanno cadendo a grappoli a causa dell'amianto respirato nei luoghi di lavoro. Così a Taranto, a Monfalcone e a La Spezia e in ogni dove c'è stata una Nave Militare, un Arsenale Militare, attività militari o lavorazioni correlate alla difesa nazionale.

 

Chiediamo rispetto per le vittime dell'Amianto.

 

Se questo orientamento venisse confermato sarebbe paragonabile a un insulto di Stato. Un cinico schiaffo in faccia alle vittime dell'amianto e di altri cancerogeni inconsapevolmente respirati e ingeriti nel compimento delle proprie attività istituzionali .

 

Ad ogni buon conto, sono allo studio le iniziative opportune per la tutela del personale che in forza della inammissibile e riduttiva interpretazione offerta dalla Direzione per il personale civile della difesa (PERSOCIV) verranno ingiustamente esclusi dai benefici.

AFeVA Sardegna, il presidente

Salvatore Garau

 


Prot. n° 062/ 2013 afeva Sardegna onlus

 

Alghero, mercoledì 13 novembre 2013

 

Oggetto: Convocazione Assemblee dei lavoratori, delle vittime dell'amianto e dei loro familiari, degli ex e gli attuali esposti all'amianto e dei cittadini sensibili al tema.

 

-Giovedì 14 novembre 2013: ore 18.00 a Ottava (frazione di Sassari), presso la sala riunioni della Parrocchia “Santissimo Gesù”;

 

-Venerdì 15 novembre 2013: ore 18.00 ad Assemini (CA), presso la sala riunioni dell'Albergo “Il Teatrino” Via Carmine n. 140, -QUI la mappa-

 

all'Ordine del Giorno:

  • Analisi delle Negazioni e Valutazione delle Azioni Collettive da intraprendere.

Sul tavolo le seguenti questioni:

 

 

f.to AFeVA Sardegna, il presidente

Salvatore Garau