Prot. n° 010 / 2015 afeva Sardegna onlus

 

Roma, giovedì 19 marzo 2015

 

Convegno ASSODIPRO

"I nuovi orizzonti europei per i diritti di tutela professionale del personale militare”

Sala delle Bandiere – Parlamento europeo - Via IV Novembre, 149 - Roma.

 

AMIANTO.

Lo stato di fatto delle negazioni e degli inganni subiti dal personale militare e gli auspici degli esposti e delle vittime dell'amianto del Comparto Difesa

 

Buongiorno a tutti, sono Tore Garau, presidente della AFeVA Sardegna Onlus. una associazione di esposti e vittime dell'amianto che ogni giorno si batte contro l'amianto e contro tutto il danno che provoca. Senza escludere nessuno.

 

Voglio innanzitutto ringraziare il presidente Emilio Ammiraglia e tutta l'associazione ASSODIPRO per averci invitato a portare in questo autorevole momento di discussione e di confronto il tema dell'indebita esposizione ad amianto subita dai militari, della negazione della tutela della salute e dei conseguenti diritti, anche questi, sempre promessi e sempre negati.

Temi questi molto affini e vicini alle ragioni delle negazioni dei diritti associativi e sindacali ai militari.

 

La questione amianto è una tragica storia di morte e di malattie ad orologeria che investe tutto il personale civile e militare del Comparto Difesa, un tema complesso e sappiamo bene quanto non sia sempre agevole affrontare il tema dei diritti dei militari in generale, ancorchè si parli del diritto alla salute. È più facile discutere sui doveri dei militari. E ogni volta si corre il rischio di scivolare in due trincee politico/culturali contrapposte, afferenti entrambi nel bene e nel male alla retorica militare o antimilitare, che non sempre tengono conto dell'elemento principale di ogni Forza Armata, le persone che ne fanno parte, i militari appunto.

 

PREMESSA

Prima di occuparmi a tempo pieno della questione amianto nella sua interezza e drammatica realtà, sono stato e ancora mi sento un sottufficiale della Nostra Marina Militare, un marinaio, un militare della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza, fondata sul Lavoro Sicuro, Dignitoso e svolto in Sicurezza.

Nel periodo in cui sono stato in servizio attivo, ho vissuto e lavorato attivamente e fattivamente e a completa disposizione dello Stato, per circa 14 anni , a bordo di navi da guerra, che ora so, zeppe di proiettili invisibili di amianto e da quando, nel 2004, ho capito cosa è e la STRAGE silenziosa che sta provocando, mi sono fatto carico, con l'AFeVA Sardegna e con tutti i miei limiti, di dare voce alle istanze degli esposti e delle vittime dell'amianto, dei cittadini e dei lavoratori di qualsiasi comparto economico e, data la mia pregressa attività militare, del comparto Difesa portando all'attenzione sia dello stato maggiore, sia alla rappresentanza militare, sia ai rappresentanti delle libere istituzioni e dello Stato le istanze di questa fetta di umanità.

 

In tutto questo tempo di lotta, ho capito e bisogna prenderne atto tutti, che esiste un disegno teso a ridurre tutta la questione amianto che investe con tragica prepotenza tutto il personale del Comparto Difesa, a cosa di poco conto. Da dimenticare.

E la rappresentanza militare, non si è opposta più di tanto a questa dinamica, anzi ha perorato un progetto fallimentare di Sorveglianza SanitariaA (1), costata non meno di 390mila euro, poi naufragata miseramente.

 

NO. Noi questo disegno Non lo accettiamo e ci opporremo con tutte le nostre forze affinchè emerga la verità e lo Stato, a cui abbiamo giurato fedeltà incondizionata, non può restare indifferente.

Lo Stato deve predisporre misure effettive volte a tutelare e promuovere lo sviluppo della personalita' dei militari nonche' ad assicurare loro un dignitoso trattamento di vitaB. (Art.3 Legge 382/1978 e Art. 1 c. 2 DPR 545/1986, rifusi nell'Art. 1465 D.L. 66/2010)

 

Questa storia di morte e di malattie ad orologeria, è emersa ed è ancora visibile grazie alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova, grazie al dottor Sergio Dini, che ha aperto e condotto l’inchiesta giudiziaria nota alle cronache come il processo alla “Marina 1”.

Dagli quali atti dell'inchiesta del processo e quella parlamentare emerge che solo successivamente all’indagine avviata nel 2002 dalla Procura di Padova, la Marina Militare ha preso atto della gravità del problema e della necessità di adottare misure efficaci a risolvere il problema dell’esposizione all’amianto e che “...negli anni ’60 e ’70 i medici militari erano del tutto impreparati sulle problematiche relative all’esposizione all’amianto, poiche´ non avevano alcuna formazione specifica in tema di medicina del lavoro, e la loro attenzione era concentrata su altre specializzazioni e su altre patologie. Tuttavia, gia` all’epoca era possibile essere informati sulla tossicita` dell’amianto, ed il profilo di responsabilita` per l’amministrazione della Difesa consiste proprio nel fatto di non essersi adeguatamente informata e di non avere informato la popolazione potenzialmente esposta, non assicurando ad essa adeguata protezione. e che ..se nell’ordinamento giuridico italiano esistesse la responsabilità penale degli enti, la Marina militare sarebbe stata senz’altro condannata” (2)

 

L'AFeVA Sardegna, unitamente ad ASSODIPRO, alla AFEA di La Spezia e ad altre associazioni, è al fianco dei lavoratori del Comparto Difesa nell'avviando processo “Marina 2” che prenderà corpo il prossimo 25 maggio. Per fare emergere la Verità e per ottenere Giustizia.

L'AFeVA Sardegna c'è!

 

LA DIMESIONE DELL'ESPOSIZIONE AD AMIANTO A BORDO DELLE UUNN.

Agli atti di questo processo è cristallizzata la tesi della difesa degli imputati che non si è opposta al fatto che l'amianto a bordo del naviglio dello Stato era presente in massicce quantità, ma ha puntato tutto sulla tesi che le attività del personale militare imbarcato non consistevano nella normale e continuativa manipolazione dell'amianto e che comunque l'amianto era confinato, che non era pericoloso (a bordo solo l'amianto della salute!sic!). Inoltre la difesa degli imputati ha sempre sostenuto che le analisi delle fibre aerodisperse nell'ambiente nave erano sempre al di sotto dei valori soglia limite (in una analisi portata ad esempio compiuta il 25.5.1994 risultano 570 ff/l, lasciando intendere che in quel locale macchine -di nave Impavido- ci fosse solo crisotilo)C.

 

Queste tesi però, sebbene legittime, sono in netto contrasto sia con le evidenze epidemiologiche, ancorchè sottostimate e imprecise, di cui tratterò più avanti, sia con quanto si legge in particolare nella sentenza n. 26/2010 della Corte dei Conti della Liguria (3) che ha deciso, positivamente, sulla esposizione ad amianto subìta dal dott. B., capo del laboratorio chimico Ufficio Prevenzione e Protezione - Sez. Ambiente dell'Arsenale della Marina Militare di La Spezia.

 

Qui si fa riferimento alla Consulenza Tecnica svolta dal CTU, Ing. Giovanni Salvatori, disposta dal Tribunale di La Spezia, per la valutazione sull’avvenuta esposizione all’amianto subìta dal chimico a bordo delle navi Militari di base a La Spezia dal 1/1/1982 al 31/12/1999:

<<Il consulente ha ritenuto che il ricorrente è stato sottoposto al rischio ambientale dell’esposizione all’ amianto per il periodo dal 1/1/1982 al 31/12/1999. Ha escluso, invece, l’esposizione per il periodo antecedente, dal 28/5/1975 al 1/1/1982, ossia per il periodo in cui il B. ha prestato servizio soltanto al Laboratorio chimico della Direzione lavori generali, spiegando che per tale periodo “non è stato possibile reperire una valutazione quantitativa delle fibre inalabili disperse nel laboratorio”. La valutazione sull’avvenuta esposizione all’ amianto dal 1/1/1982 al 31/12/1999 è convincente atteso che il consulente ha considerato il periodo in cui il ricorrente ha iniziato anche l’attività a bordo di navi alternandola con quella di laboratorio, spiegando che il rischio amianto a bordo navi poteva essere di consistente entità ..ad esempio per il 1971 sono documentati valori medi all’incirca pari a 10 fibre/cc per operazioni di coibentazione tubi e caldaie e di allestimento cabine, e valori di 100 fibre/cc per applicazione di amianto a spruzzo, e dopo tali operazioni nei locali permaneva (probabilmente a lungo) una polverosità media di circa 2 fibre cc: i valori massimi rilevati non di rado erano superiori alle 1000 fibre/cc”>>

 

E' significativo correlare quanto anzidetto, con la CTU (4) a firma della dott.ssa Fiorella Belpoggi, direttore del Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna, svolta per la Corte dei Conti dell'Emilia Romagna, sentenza 92/2013.

La dott.ssa Belpoggi nella sua interessante quanto solida Consulenza Tecnica d'Ufficio centrata sul confronto delle tecniche di analisi MOCF, SEM e TEM, dimostra che i risultati ottenuti in passato su campionamenti analizzati con la MOCF (Microscopia Ottica a Contrasto di Fase) sono soggetti a sottostima e in particolare, nella formula per il calcolo dell'esposizione F x (t /1920) = Esp, per definire CORRETTAMENTE IL VALORE REALE DELL'ESPOSIZIONE stessa è necessario introdurre un fattore moltiplicativo correttivo che chiama m”, che varia in funzione dell'amianto considerato o se in miscele, per cui la formula diverrà:

m x F x (t /1920) = Esp

Qui di seguito uno stralcio della autorevole relazione.

 

Uno studio italiano del 1997, confermando quanto già evidenziato in precedenza dallo IARC, ha confrontato i valori di fibre di asbesto “regolamentate” (ovvero di lunghezza superiore a 5 micron e larghezza inferiore a 3 micron) osservati in microscopia ottica a contrasto di fase e in microscopia elettronica a trasmissione proprio su campionamenti ed analisi effettuati secondo i criteri indicati dal D.Lgs 277/91: i valori misurati in microscopia elettronica a trasmissione risultarono da 2,6 (per miscele di anfiboli) a 18,7 volte (per crisotilo puro) superiori a quanto misurato con con la microscopia ottica a contrasto di fase. Nel caso di miscele di anfiboli e crisotilo i valori misurati al TEM risultarono mediamente superiori di 7 volte.”

 

Queste due Consulenze Tecniche d'Ufficio sono estremamente significative e utili alla comprensione della ENORME ESPOSIZIONE AD AMIANO subìta sul naviglio dello Stato dai militari, in quanto riferiscono:

La prima: di documentati valori di “polverosità media di circa 2 fibre/cc”, ovvero 2000 ff/l e che i “valori massimi rilevati non di rado erano superiori alle 1000 fibre/cc”, ovvero pari a 1 milione di fibre litro di amianto inalabile!

La Seconda: che questi valori - verosimilmente misurati con la metodologia MOCF o comunque in Microscopia Ottica- devono essere moltiplicati per 7 nel caso di miscele di Anfiboli e Crisotilo e moltiplicati per 4 nel caso di solo Crisotilo. Lascio a voi il conto.

 

E' importante sottolineare che le navi, presso le quali il Chimico svolgeva la propria attività alternandola con quella di laboratorio , sono le stesse che presso l'arsenale militare di La Spezia furono oggetto di bonifica, sotto il controllo della ASL n. 5 di La Spezia (5), a partire dal 1995.

In quelle stesse navi, in quello stesso ambiente chiuso e altamente mobile vibrante, caratterizzato da una elevatissima e ininterrotta attività umana, il personale militare lì imbarcato ha convissuto 24 ore su 24 con quei proiettili invisibili, inodori e insapori e cancerogeni, equamente distribuiti dagli impianti di areazione e ventilazione forzata in cui si era annidato e costantemente ceduto all'ambiente interno ad ogni sussulto e vibrazione della nave, sia in porto che in mare.

Senza informazioni e senza protezioni, nè individuali nè collettive.

 

Questi fatti sono coerenti con le affermazioni tecniche di chi all'interno del Ministero della Difesa conosce bene quegli ambienti di vita e di lavoro, ovvero l'Ammiraglio Armi Navali, Erminio Pezzo, Presidente della Commissione Consultiva per il Rilascio Curricula, il quale, con fg. MD GMIL V 17 GLA 0338031 del 24 luglio 09 (6), ha spiegato bene a un collega che chiedeva spiegazioni sull'iter e sulla dinamica delle certificazioni che le tre differenti dizioni utilizzate nei “curricula per il Personale della Marina Militare imbarcato (“destinato al servizio condotta Nave” , “destinato al servizio propulsione /scafo/elettrico Nave” , “ destinato al servizio condotta unità per comando complesso” sono state definite d'accordo con l'INAIL e così adottate:

 1- “sia perchè ritenute sufficienti per il fine che il rilascio del curriculum si propone”;

 2- “sia per oggettivi motivi di necessità pratica di poter portare a termine l'impresa in tempi accettabili...” ; precisando infine che:

 3-“in particolare per quanto riguarda l’incarico specifico svolto a bordo, è da dire che l’osservazione del (Omissis) sulla diversità di mansione tra “specialista delle TLC di bordo” e “cuoco o barbiere di bordo” è senz’altro vera, ma irrilevante nel contesto di cui trattasi essendo stato più volte ribadito ai rappresentanti INAIL che l’ambiente di bordo per una Unità Navale M.M. è unico per ristrettezza di spazi, numero e densità di apparati, assenza di “zone franche”, presenza ovunque di cavi, pannelli, quadri elettrici, ecc. con conseguente presenza diffusa del minerale in questione: in altre parole, si è ritenuto che tutto il personale imbarcato sia stato esposto al medesimo rischio, e questo è il criterio che la Commissione ha applicato nel rilascio del curricula”.

 

Di tutto questo l'INAIL ne fa carta straccia.

Infatti, nel 2013, l'INAIL ha concluso, lavandosene le mani, la parte dell'iter della "valutazione tecnica", dell'esposizione all'amianto del solo personale militare imbarcato su Navi e Sommergibili, ovvero, secondo L'INAIL:

  • Per il personale militare imbarcato su Navi, le “certificazioni” positive riguardano solo il personale di “Macchina”, mentre per il personale di “Coperta” le “certificazioni sono negative.

  • Per il personale militare imbarcato su Sommergibili le “certificazioni” sono positive per tutto l'equipaggio, per qualsiasi categoria “Macchina” e “Coperta” e, comunque per tutti -navi e sommergibili-, la “certificazione” è sino al 31/12/1995 (periodo in cui hanno avuto inizio le bonifiche controllate dalla ASL della Spezia )

 

Grazie all'INAIL a capodanno del 1996, al primo schioppo di spumante, tutti gli equipaggi si sono liberati dell'amianto!sic!

 

IL FATTORE TEMPO e L'ORARIO DI SERVIZIO.

In forza della particolare, peculiare e specifica attività lavorativa svolta dal personale militare a bordo delle navi e sommergibili della Marina Militare e data la già detta e nota ubiquitarietà dell'amianto presente a bordo delle Unità Navali, unitamente alla costante elevata diffusione delle fibre di amianto in tutti i locali della Nave sia a causa delle costanti manutenzioni, sia per le rotture accidentali, sia per “seminamento” in ogni dove da parte di chi poco prima era intervenuto in una riparazione, sia per la costante usura, sia ad opera dell'impianto di condizionamento e ventilazione forzata, l'esposizione alle fibre di amianto deve essere intesa continuativa e priva di interruzioni nell’arco delle 24 ore in quanto al termine del servizio svolto il personale militare ha continuato a rimanere e a svolgere all’interno della piattaforma mobile, quale è la Nave, le “normali” mansioni principali e attività/mansioni apparentemente secondarieD individuali ( lavarsi, mangiare, riposare) e collettive ( esecuzione e controllo della pulizia della Nave nel posto di competenza e in generale dei ponti coperti e scoperti) e le ulteriori attività operative di bordo (operazioni reali, posto di manovra, esercitazioni antincendio con DPI in amianto, esercitazioni di combattimento, esercitazioni di tiro “a caldo” o simulate, manutenzione e/o riparazione delle apparecchiature operative e del sistema Nave, ecc..) per riprendere il ciclo interrotto 4/6 ore prima, e così via per svariati giorni consecutivi, settimane o anche mesi e in qualsiasi condizione meteo-marina decisamente non sempre favorevole;

 

All'uopo e a mero titolo di esempio pratico, al fine di rendere bene l'idea della MISURA DEL TEMPO che un marinaio soldato è obbligato a bordo della Nave Militare Operativa, allego lo Statino Attività di Nave Ardito, relativa al periodo in cui lo scrivente vi è stato attivamente imbarcato, dal 5.05.1997 al 6.06.2000 (7),

 

Da questo documento si evince che in quel periodo, tutto l'equipaggio, con totale disponibilità, dedizione e spirito di servizio, ha vissuto e lavorato a bordo di Nave Ardito per ben 5514 ore di moto (tempo in cui la Nave in qual periodo è operativa in mare).

 

Questo TEMPO corrisponde a complessivi 689 giorni lavorativi annui “standard”E (5514h / 8h = 689,25gg) compiuti nell'arco di poco più di tre anni (dal 5 maggio 1997 al 30 giugno 2000).

Si tratta, in pratica di circa tre anni lavorativi standard (240gg x 2,8 anni) lavorati in mare nell'arco di poco più di tre anni solari (dal 5.05.1997 al 60.06.2000), senza quindi considerare il periodo in cui lo stesso personale ha comunque attivamente e fattivamente lavorato a bordo svolgendo in ogni caso le già dette “normali” mansioni principali e attività/mansioni secondarie quando la Nave è stata attraccata a un molo, comunque operativa ed estremamente viva e attiva, ma non in mare/navigazione.

 

LA DIMENSIONE DEL DANNO.

Che le Forze Armate e tutto il Comparto Difesa siano travolti da questa tragedia è sotto gli occhi di tutti. Ma sulla reale dimensione del Danno, non c'è accordo né chiarezza.

  • Agli atti del processo “Marina 1” secondo la Marina Militare, nel periodo 1984/2003 (22 anni) sono stati censiti 113 casi di malattie asbesto-correlate.

  • L'ammiraglio Natalicchio, all'epoca direttore generale della sanità militare, nel corso dell'audizione in Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti del 23.02.2000 riporta che nel periodo 1989/1999 (11 anni) l'incidenza di patologie specifiche asbesto-correlate erano 31 casi tra militari e civili.

  • Il sottosegretario alla Difesa, On. Alfano rispondendo alla interpellanza 2-000363 presentata dagli On. Piras e Migliore (SEL) e discussa il 14.01.2014, riferisce che nel periodo 1991-2013 ( 23 anni) sono stati censiti 950 casi di patologie asbesto-correlate relative al solo personale in servizio attivo, in quanto, ha detto, dopo il congedo/quiescenza tali informazioni non afferiscono più alla sanità militare, ma percorrono i percorsi civili. Nello specifico, le patologie risultano 51 – quelli totalmente censiti (si presume Mesoteliomi ndr) –, di cui 33 deceduti, mentre, per quanto riguarda le patologie polmonari, sono stati notificati – significa che è stata fatta la comunicazione – 275 casi. Tale numero si riferisce a tutti i casi osservati nelle Forze armate nel periodo indicato, senza alcuna indicazione di nesso causale con qualsiasi tipo di eziologia. Per quanto concerne, le altre sedi invece, sono stati segnalati: 40 tumori di laringe, 53 tumori alla faringe, 135 tumori allo stomaco e 396 tumori al colon retto.

  • Secondo la procura di Padova al 2006 i casi accertati di malattie e patologie asbesto-correlate sono 530, di cui 370 mesoteliomi.

  • Il IV Rapporto 2012 del ReNaM riporta che, considerando l’intera finestra temporale di osservazione (1993-2008) -15 anni- e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, il settore della Difesa Militare risulta tra i settori di attività maggiormente coinvolti (nel senso di peso percentuale delle esposizioni in quel settore rispetto al totale) , pari al 4,24 % del totale della casistica, con 463 casi di Mesotelioma Maligno con almeno una occasione di esposizione ad amianto nel settore (M=459; F=4) di cui 215 casi (46,4%) con esposizione esclusiva esclusiva nel Comparto Difesa (M=212; F=3).

Da una analisi di quest'ultimi dati ReNaM eseguita dalla AFeVA Sardegna Onlus, che considera i 215 casi -censiti in detto rapporto- con esposizione professionale esclusiva nel Comparto Difesa, si evidenzia che il numero dei casi del personale militare colpito da Mesotelioma Maligno con codici “Ateco 91” con esposizione esplicita nelle categorie di “Macchina” e “Coperta” sono complessivamente 147 (100%), di cui 88 (59,9%) casi nel personale di “Macchina” e 59 (40,1%) casi nel personale di “Coperta”.

Questo significa che l'amianto respirato a bordo di una Nave o di un Sommergibile non ha fatto distinzione tra personale di “Macchina” e personale di “Coperta”, come si vorrebbe far credere!

 

E' chiaro che la mancata chiarezza dei dati, non giovi in primo luogo alla tutela del diritto alla salute del personale militare e civile dipendente dello Stato e non faccia bene neanche all'immagine delle nostre Forze Armate, che sotto questo profilo appare non curarsi a dovere del destino psico-fisico del personale tanto quando è in servizio quanto una volta posto in quiescenza.

 

Come visto questa è una storia di morte e di malattie ad orologeria che non può cadere e non cadrà nel dimenticatoio anche grazie alla Vera e Costante attenzione al tema e all'ascolto attento delle istanze del Comparto Difesa rappresentate dall'AFeVA Sardegna e autorevolmente raccolte dal Sen. Felice Casson (PD), e da molti altri Senatori, che le ha cristallizzate nei DDL n. 8 e n. 1645 di sua iniziativa, ora in discussione e all'attenzione dell'11^ Commissione del Senato.

 

Tra le personalità oggi presenti, voglio salutare e ringraziare la prof.ssa Elettra Deiana (SEL, già PRC), che già nel 2003, nella qualità di componente della Commissione Difesa della Camera nella XIV Legislatura, firmò la risoluzione 8-00042 per riconoscere i benefici previdenziali al personale militare e sicurezza, accolta dal Governo (Berlusconi), e nel 2007 (XV Legislatura), presentò con gli On.li Antonio Rugghia (PD-U) e Donatella Duranti (SEL, già PRC), forse il primo OdG sulla estensione dello Status di Vittima del Dovere alle vittime dell'amianto del comparto Difesa accolta come raccomandazione dal Governo (Prodi).

 

Dal 2001 ad oggi, nel corso di 5 legislature abbiamo contato un impegno solenne del Governo (Berlusconi-Prodi) e oltre 15 DDL presentati da Senatori e Onorevoli di qualsiasi parte politica, tutti tesi a risolvere questa questione.

 

Ma è evidente che ancora non basta. I Disegni di Legge non sono Legge!

 

Anche l'attuale ministro della Difesa, la Senatrice Roberta Pinotti (PD), nelle vesti di Parlamentare ha sottoscritto il DDL n. 8 Casson e presentato di sua iniziativa dei DDL in favore dei militari esposti e vittime dell'amianto. Tanto da metterlo in evidenza nella sua pagina istituzionale del Ministero della Difesa.

 

La domanda allora è:

Sig.ra Ministro, a quando la risoluzione della Questione Amianto nel Comparto Difesa?

 

I DDL Sono impegni che vanno concretizzati in una Legge dello Stato, altrimenti sono solo promesse (8).

E' Necessario ed Urgente adottare un atto normativo GIUSTO ed EQUO, che superi l'intollerabile serie di impedimenti legislativi(9), che di fatto si oppongono all'affermazione della verità e dei diritti dei militari esposti e vittime dell'Amianto, senza dimenticare il personale civile del Comparto Difesa e Sicurezza

In merito all'affermazione dei “Benefici Previdenziali”,

 

  1. Che riconosca il rango di certificato di esposizione ad amianto ai curriculum lavorativi già emessi dal Ministero della Difesa, senza distinzioni di mansioni e categorie, tenendo presente che, soprattutto in ambito Marina Militare, l'esposizione è stata continuativa -24 ore su 24 ! - e che il limite temporale del 2.10.2003 imposto dalla vigente normativa non ha eliminato la successiva continua e qualificata esposizione ad amianto del personale;

  2. Che riconosca la cumulabilità dei periodi indicati nei curriculum lavorativi emessi dal Ministero della Difesa, sia nei confronti del personale ancora “sano” sia nei confronti del personale in cui, purtroppo, gli effetti dell'amianto si sono già manifestati;

  3. Che preveda, a scelta dell'avente diritto, che i predetti periodi possano essere fatti valere sia ai fini del diritto che della misura della pensione;

  4. Che riapra i termini per la presentazione dell'istanza per l'ottenimento del curriculum;

 

In merito alla progressiva equiparazione delle Vittime dell'Amianto alle Vittime del Dovere è necessario rimuovere:

  1. la scandalosa esclusione dei dipendenti civili dello Stato dal riconoscimento dello status di Vittima del Dovere in applicazione, dell'art. 6 del d.l. n. 201 del 2011 in vigore dal 28.12.2011. (Il caso è stato oggetto, tra i tanti argomenti, della già citata interpellanza 2-000363 presentata dagli On. Piras e Migliore (SEL) e discussa il 14.01.2014, il sottosegretario alla Difesa, On. Alfano ha risposto come segue: “... si precisa che la norma prevede espressamente l'esclusione dell'applicazione della stessa nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza-difesa, per il quale, dunque, è sempre previsto l'accertamento della dipendenza da causa di servizio ai fini del riconoscimento dello status di vittima del dovere, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata ordinaria. Si aggiunge che per gli altri dipendenti dello Stato il citato articolo 6 non può far venire meno, in assenza di un espresso riferimento, la speciale tutela per le vittime del dovere e i loro equiparati.” Al momento è tutto come denunciato. Cosa ha fatto il Governo?

 

  1. il cinismo della normativa attualmente in vigore che porta ad escludere di fatto i familiari dal conforto delle provvidenze qualora l'istanza di riconoscimento della Status di Equiparato a Vittima del Dovere è compiuta dalla stessa Vittima quando questi è ancora in vita, in quanto i “benefici” si estinguono con lui nel momento del decesso (con le patologie neoplastiche asbesto correlate non si scherza!). Per cui esiste di fatto il cinico paradosso che “conviene” indicare ai propri cari di avviare l'istanza subito dopo propria morte, in modo tale da fargli ottenere il conforto delle provvidenze, altrimenti negate!;

Inoltre:

  1. Un decreto del Comitato di Verifica per le Cause di Servizio è stato emesso negativo in quanto, si sostiene che, ! Mentre è certo e scientificamente accertato che l'amianto provoca il cancro, con sufficiente evidenza: al polmone, al mesotelio (mesotelioma della Pleura, del Peritoneo, del Pericardio e della Tunica Vaginale del testicolo), alla laringe e all'ovaio e con limitata evidenza: alla faringe, allo stomaco e al colon retto, oltre che a provocare una serie di patologie polmonari.

 

  1. Abbiamo rilevato una certa discrasia da parte delle commissioni mediche nella applicazione dei Criteri Medico Legali per la valutazione della Invalidità Permanente nei confronti dei soggetti “equiparati” alle vittime del dovere (art. 6 comma 2 D.P.R. 243/2006), quali sono le vittime dell'Amianto del Comparto Difesa (art. 1 comma 564 L. 266/2005) , ovvero nella disomogenea applicazione del D.P.R. 181/2009, che disciplina i criteri medico-legali cui debbono attenersi le commissioni mediche nella attribuzione della Invalidità Permanente subita dalle Vittime del Dovere e soggetti Equiparati (artt. 5 e 6 comma 2 DPR 243/2006- artt. 3 e 4 DPR 181/2009).

 

L'AFeVA Sardegna è al fianco dei lavoratori e dei cittadini, per l'affermazione dei loro diritti. Per la prevenzione primaria. Per la diagnosi precoce. Per la ricerca e la cura. Per la Giustizia!

L'AFeVA Sardegna c'è.

Vi ringrazio per l'attenzione

AFeVA Sardegna, il presidente

Salvatore Garau

FONTI E DOCUMENTI

Allegati alla relazione “AMIANTO. Lo stato di fatto delle negazioni e degli inganni subiti dal personale militare e gli auspici degli esposti e delle vittime dell'amianto del Comparto Difesa , presenta a al Convegno di ASSODIPRO "I nuovi orizzonti europei per i diritti di tutela professionale del personale militare” svoltasi a Roma, giovedì 19 marzo 2015 presso la Sala delle Bandiere – Parlamento europeo - Via IV Novembre, 149 - Roma.

 

  1. 1) Nota AFEVA Sardegna (già AIEA Sardegna) 005.2011 Richiesta di avvio di una inchiesta parlamentare sui casi di morte e patologie asbesto correlate che hanno colpito il personale militare a causa dell'esposizione all'amianto presente nel naviglio, nei mezzi e nelle installazioni dello Stato, con particolare riguardo al personale della Marina Militare.

  2. 2 ) Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Padova, dottor Sergio Dini, che ha condotto l’inchiesta giudiziaria nota alle cronache come il processo alla “Marina 1”, ascoltato nella seduta del 18 aprile 2012 dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta , istituita con deliberazione del Senato del 16 marzo 2010 “sui casi di morte e malattie gravi che hanno colpito il personale militare impiegato nelle missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti di stoccaggio di munizionamenti, in relazione all’esposizione a fattori patogeni di varia natura, ecc.”-Stralcio da pag. 162 a pag. 165.

  3. 3 ) Sentenza n. 26/2010 della Corte dei Conti della Liguria

  4. 4 ) CTU a firma della dott.ssa Fiorella Belpoggi, direttore del Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna, svolta per la della Corte dei Conti dell'Emilia Romagna, sentenza 92/2013.

  5. 5) Elenco delle autorizzazioni rilasciate da parte dell’Unità Operativa PSAL della ASL n. 5 Spezzino a partire dal 1.01.1995 sino al 20.02.2005, per le attività di Bonifica da Amianto nelle UUNN della Marina Militare ;

  6. 6) Ministero della Difesa, fg. MD GMIL V 17 GLA 0338031 del 24 luglio 09, a firma dell'Ammiraglio Armi Navali, Erminio Pezzo, Presidente della Commissione Consultiva per il Rilascio Curricula.

  7. 7) Statino attività operativa Nave Ardito, dal 5.05.1997 al 60.06.2000.

  8. 8) Nota congiunta AFEVA Sardegna - AFEA La Spezia 055.2014 -Richiesta Concretizzazione delle Promesse in LEGGE DELLO STATO.

  9. 9) Nota AFEVA Sardegna 005.2012 – AMIANTO E MILITARI: a quando la risoluzione?

 

AFeVA Sardegna, il presidente

Salvatore Garau

 

A -Si tratta di uno “Studio di Indicatori per le patologie patologie Asbesto Correlate nell’ambito delle categorie lavorative delle Forze Armate” al quale la nostra Associazione si opposta in quanto fulcrata su presupposti confondenti (bias). Perciò, il 10 febbraio 2011, chiedemmo l'avvio di una inchiesta parlamentare sui casi di morte e patologie asbesto correlate che hanno colpito il personale militare a causa dell'esposizione all'amianto presente nel naviglio, nei mezzi e nelle installazioni dello Stato, con particolare riguardo al personale della Marina Militare.

B In forza dei (Meno) Diritti (e più Doveri) riconosciuti dalla Costituzione AI MILITARI

Art. 1465 D.Lgs 66/2010 - Diritti riconosciuti dalla Costituzione
1.   Ai  militari  spettano  i  diritti  che  la  Costituzione  della Repubblica  riconosce ai cittadini.
Per garantire l'assolvimento dei compiti   propri   delle   Forze  armate  sono  imposte  ai  militari limitazioni nell'esercizio  di  alcuni  di  tali  diritti,  nonche' l'osservanza   di   particolari   doveri   nell'ambito  dei  principi costituzionali.
2. Lo Stato predispone misure effettive volte a tutelare e promuovere lo  sviluppo  della  personalita'  dei militari nonche' ad assicurare loro un dignitoso trattamento di vita.
 
  • C D.Lgs. 277/91, art. 31, comma 1, lettera A, TLV-TWA Valore limite di esposizione al crisotilo (media giornaliera) 0,6 f/ml misurati con MOCF, ovvero 600 ff/l;

D.Lgs. 277/91, art. 31, comma 1, lettera B, TLV-TWA Valore limite di esposizione agli anfiboli e alle miscele contenenti anfiboli (media giornaliera) 0,2 f/ml misurati con MOCF, ovvero 200 ff/l;

  • D Le ulteriori mansioni/attività di bordo sono quelle intrinseche attività operative quotidiane, personali e collettive, a cui ogni singolo componente è comandato a compiere e che comunque per spirito di servizio compie, attività queste apparentemente secondarie ma indispensabili al fine del raggiungimento dei minimi standard di efficienza e coesione umana e professionale richiesta dalla complessità operativa del sistema Nave da guerra, quali per esempio: La partecipazione attiva alla igiene, al rassetto e pulizia interna ed esterna della Nave, la partecipazione attiva alle manovre di ormeggio e disormeggio della Unità in ausilio e supporto alla componente marinaresca, la partecipazione attiva esercitazioni antincendio (sino a un certo periodo con DPI in amianto), la partecipazione attiva alle attività-reali o simulate- di combattimento, la partecipazione attiva alle esercitazioni di tiro a caldo o simulate con le armi pesanti e leggere, la partecipazione attiva alle manutenzioni e/o riparazioni delle apparecchiature operative dei sistemi di combattimento e del sistema Nave in team di categoria o in collaborazione con altre diverse componenti tecniche, la partecipazione attiva alla guardia allo scafo, ai locali di vita e operativi, alle ispezioni alle macchine, ai ponti coperti e scoperti ecc ecc..

E Per giorni lavorativi standard si intendono a 8 ore di lavoro al giorno, per 240 gg all'anno, pari a complessive 1920 ore all'anno.